Monoteismi, dialogo e coabitazione - Aix-Marseille Université Accéder directement au contenu
Article Dans Une Revue Dialoghi Mediterranei Année : 2017

Monoteismi, dialogo e coabitazione

Dionigi Albera

Résumé

Nel numero di novembre 2016, questa rivista ha ospitato un appassionante dibattito su Monoteismi e dialogo che è poi proseguito nei mesi successivi. Lo spunto è stato fornito dal progetto di costruzione di un luogo multi-religioso a Berlino, denominato House of One, destinato ad accogliere cristiani, ebrei e musulmani, con le loro rispettive celebrazioni. Vorrei qui riprendere il filo di questa discussione, cercando, per quanto possibile, di allargare l'angolo del ragionamento. I nuovi spazi multi-religiosi In alcuni contributi al dibattito di Dialoghi Mediterranei il progetto di Berlino è stato alquanto enfatizzato, fino a farne quasi l'atto fondatore di una nuova «super-religione» − come suggeriva del resto lo stesso Marco Ventura − il cui articolo, apparso nel settimanale La Lettura, ha costituito il punto di partenza della discussione. La novità di House of One è stata in questo modo esagerata. In effetti, quello di Berlino non è certo il primo tentativo di creare, in Europa e più largamente nel mondo occidentale, un luogo sacro capace di ospitare fedeli di più religioni. Possiamo citare, a questo proposito, alcuni lontani antecedenti. Tra questi figura senz'altro il progetto, elaborato da Le Corbusier poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, di costruire la Basilique universelle de la Paix et du Pardon, in Provenza, alla Sainte-Baume. Se questo progetto non fu poi realizzato, qualche anno dopo il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e futuro premio Nobel per la pace, Dag Hammarskjöld, seguiva personalmente l'allestimento di una Meditation Room, avvalendosi della collaborazione di un comitato composto da cristiani, ebrei e musulmani. Questo spazio, inteso a favorire il raccoglimento e la spiritualità oltre le barriere religiose, fu inaugurato nel 1957 nella sede di New York dell'ONU, dove ancora adesso è in funzione. Di fronte ad un murale astratto del pittore Bo Beskow si trova un grande blocco di ferro, concepito da Hammarskjöld come «l'altare dedicato al Dio che l'uomo venera sotto molti nomi e in molte forme» [1]. Negli anni Sessanta John e Dominique de Menil, collezionisti e filantropi francesi, elaborarono il progetto di una cappella interreligiosa a Huston, dove risiedevano. Questa era concepita come un luogo di dialogo e di comunicazione tra le fedi. Qui un'esperienza spirituale capace di trascendere le differenze tra le religioni sarebbe stata favorita dalla presenza meditativa dell'arte contemporanea. La cappella contiene in effetti una serie di quattordici murali dipinti da Mark Rothko nel 1967. Quella che è ormai designata come " Rothko Chapel " fu inaugurata nel 1971, vicino al museo d'arte moderna e contemporanea che espone la collezione dei de Menil (Menil Collection). Tra le varie attività della Rothko Chapel, figurano non solo sedute mensili di meditazione dirette da esponenti di diverse religioni, ma anche celebrazioni interreligiose (Seed 2012). Negli ultimi decenni, c'è stato un fiorire d'iniziative architettoniche destinate a creare spazi di raccoglimento e preghiera che assumono in modo sempre più esplicito una colorazione multi-religiosa. Queste iniziative si
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Citer

Dionigi Albera. Monoteismi, dialogo e coabitazione. Dialoghi Mediterranei, 2017. ⟨hal-01791195⟩
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