" Le idee di cui mi ero lungamente esaltato " : il Risorgimento e i suoi protago-nisti meridionali nel romanzo Noi credevamo di Anna Banti
Abstract
Un famoso storico francese che si è occupato dell’Italia moderna e contem-poranea scrisse, a proposito del periodo risorgimentale: «è come se il Risorgi-mento dovesse sempre essere previsto a due livelli, quello degli ideali e dei fat-tori che hanno contribuito alla costruzione politica, e quello delle realizzazio-ni e delle delusioni di fronte all’impossibile unificazione nazionale». Questavisione a doppio livello ben si addice a quella presentata da Anna Banti nelsuo romanzo Noi credevamoanche grazie ai suoi protagonisti, poiché dalleillusioni meridionali patrottiche iniziali, che avrebbero dovuto portare alla li-berazione e all’unificazione degli stati della Penisola, si è passati a uno stato diprofonda disuguaglianza in cui «un calabrese, qui [a Torino, Nda], è uno stra-niero malvisto». Si tratta quindi di spiegare in che modo, nel romanzo, unpatriota meridionale, diventato un anziano che scrive le proprie memorie, siagiunto, compiuta l’unità territoriale per cui aveva combattuto, a lamentarsi di«subire delusioni e tradimenti».
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