. D'annunzio, eroe si degna di guardare il poeta (« E il folgore degli occhi suoi / mi ferì in mezzo alla fronte

, Ulisse di Omero, il nobile Ulisse di Dante, è diventato un bravaccio, una specie di matamoro da commedia dell'arte. Deve prima sopportare l'ironia di Sileno, che per lui non dimostra il minimo rispetto, poi quella del gruppo di satiri. Quando arriva il Ciclope, vuole nascondersi (« Dùnni putemu fùiri, oh, tu, vecchiu? »), poi torna in sé, ma non senza dichiarazioni tra burattinesche e mafiose: -Euripide: No, si sentirebbe molto umiliata Troia se fuggissimo davanti a un uomo solo, dopo che io molte volte tenni testa in battaglia a miriadi di Frigi. Se bisogna morire, moriamo con dignità, oppure salviamoci, ma conservando l'antica gloria. -Pirandello: « No, non sia mai! vegnu di Troja, e d'onta / tuttu chiddu chi fici macchirrìa, / si m'ammucciassi p' 'un tèniri testa / a un omu

. Con-d'annunzio and . Guerra, Abbiamo visto invece quanto il Ciclope pirandelliano si burlasse dei Greci e della loro guerra. Tale ironia va tanto più apprezzata che siamo nel 1918 e che D'Annunzio ha voluto fare l'eroe (e continuerà a farlo)

, Ulisse grottesco di Pirandello rovescia il concetto dannunziano dell'ulisside, del superuomo, dell'individuo coraggioso pronto a tutte le partenze e avventure. Il prototipo dell'uomo europeo, nonostante la sua vittoria vendicatrice, non esce glorioso dall'episodio, mentre la figura finale del Ciclope ha una dimensione patetica. Come se la Sicilia schietta e libera fosse stata accecata dall

, Ho voluto mettere in luce a che punto questo lavoro non sia stato, per Pirandello, soltanto un semplice divertimento solare legato al successo momentaneo del teatro dialettale siciliano in Italia, bensì, tramite l'incontro fruttuoso con il suo grande predecessore greco sul terreno della Magna Grecia, anche un modo di rispondere beffardamente all'ondata bellica e superomistica veicolata da un D'Annunzio, La riscrittura dialettale parodica del Ciclope di Euripide è diventata opera pienamente pirandelliana, anche se nella carriera del drammaturgo agrigentino essa non occupa un posto di primissimo rango