L'esilio di Primo Levi o il discorso universale dell ebreo diasporico / Das Exil Primo Levis oder der universelle Diskurs über den diasporischen Juden
Abstract
Nata da una dislocazione e da un esilio vissuto in modo parossistico attraverso le leggi razziali (esilio dentro il proprio paese e la propria identità di italiano ebreo) e la deportazione ad Auschwitz (esilio nell'universo concentrazionario (esilio dal mondo normale, esilio dalla Storia), l'identità di Primo Levi ha subito un trauma violento che egli è riuscito a trasformare in ricchezza e apertura intellettuale. Diventato all'indomani della guerra un individuo "diverso", immerso nell'indifferenza collettiva (l'Europa voleva dimenticare a tutti i costi i lager), si creò in quanto italiano e in quanto ebreo un identità che altri prima di lui erano stati costretti ad assumere: quella del migrante in erranza continua ma con la proposta di un discorso universale, quello del migrante e del nomade che attraversa i confini geografici e culturali ricco di un esperienza che, benché dolorosa, gli permetta di considerare il mondo in modo eminentemente dialettico.
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